Sushi, un piatto giapponese ma senza confini

Dal Paese del Sol Levante

Che il cibo sia, a tutti gli effetti, una questione culturale ormai è un fatto assodato. In ogni parte del mondo esistono piatti e alimenti tipici che risentono fortemente del contesto socio-culturale, oltre che geografico, nel quale si sono sviluppati. Si pensi alle differenze gastronomiche che esistono fra l’Italia e la Germania, o fra il Messico e la Thailandia. Tano per fare qualche esempio, ma sarebbero moltissimi. Pensiamo alla cultura che ruota attorno alla cucina giapponese, una vera e propria arte con implicazioni di carattere sociale e culturale. Della tradizione culinaria giapponese fa parte il sushi, uno dei piatti più antichi del paese del Sol Levante. Nonché uno dei piatti maggiormente esportati e noti al di fuori dei confini geografici del Giappone.

Nei menù de ristoranti che offrono cibo giapponese, che oggi possono essere facilmente realizzati e stampati online su siti di web to print come Stampaprint.net, il sushi è senza ombra di dubbio il piatto predominante e più richiesto da parte dei clienti. Un piatto ricco di storia che affonda le sue radici lontanissimo nel tempo perché la storia del sushi inizia oltre duemila anni fa

In Giappone il sushi originale (le cui prime testimonianze risalgono al periodo Heian, vale a dire in un’epoca compresa tra il 794 e il 1185 d.C.) prevedeva l’utilizzo esclusivo di pesci e frutti di mare sottaceto. Quando poi i miei antenati aggiunsero il riso, nel Diciasettesimo secolo, era soltanto un modo per favorire il processo di fermentazione – al momento di consumare il pesce il riso veniva scartato! Soltanto poco prima della metà del periodo Edo (1700 d.C.) gli antichi scoprirono quanto fosse prelibato quel riso aromatizzato all’aceto che ancora oggi è molto apprezzato.

(Aya Imatani)